Rivalutare il significato della parola “estetica” oggi è fondamentale, non solo per comprenderne l’importanza ai giorni nostri, ma per capire quali sono le qualità che bisogna avere, per ricoprire un ruolo che sia di successo all’interno di questo mondo, o perlomeno riuscire a svilupparne le capacità nella misura in cui la stessa natura personale lo concede.
Le radici della parola “estetica” affondano nell’antica Grecia; “AISTHETIKÒS” fa riferimento alla facoltà di percepire, di sentire e deriva dal verbo “AISTHANESTHAI” che vuol dire letteralmente “percepire”. Da quí l’etimologia ci conduce alla parola “AISTHESIS = ESTETICA” che stà a significare “sensazione, percezione, sentimento”.
La riflessione fondamentale avviene nel momento in cui consideriamo il suo esatto opposto : “ANAISTHESÌA” composto da “an” = “privo o privato” e “aisthesis” = “sensazione”, ovvero ANESTESIA o assenza di sensibilità.
È fondamentale capire che la bellezza è soggettiva, e non può rientrare in uno standard comune per tutti, in quanto si parla di “armonia delle parti”, e per far sì che questo accada bisogna affidarsi ai propri
recettori e dar voce ad un animo sensibile.
Cercare l’armonia di un corpo significa prima di tutto comprendere come esso è fatto, ovvero percepire che la biochimica funzionale è correlata ad altri componenti dell’essere umano, come la parte psichico-emotiva-energetica, che sono inevitabilmente influenzate dalla storia personale di ogni individuo, il quale tende all’equilibrio per natura somatizzando tutto ciò che accade nell’invisibile.
Per concludere direi che il corpo umano è un universo complesso, e condurlo all’armonia prevede un lavoro molto sottile che coinvolga la sfera psico-emotiva non che energetica per modificarne radicalmente la natura di ogni inestetismo.
Quindi possiamo dire che l’inestetismo è la cristallizzazione di una disarmonia?
Si, è esattamente così!